Definizione


"Dal verbo suchen (cercare) i Tedeschi fanno il participio presente, suchend, e lo usano sostantivato, der Suchende (colui che cerca), per designare quegli uomini che non s'accontentano della superficie delle cose, ma d'ogni aspetto della vita vogliono ragionando andare in fondo, e rendersi conto di se stessi, del mondo, dei rapporti che tra loro e il mondo intercorrono. Quel cercare che è già di per sè un trovare, come disse uno dei più illustri fra questi 'cercatori', e prescisamente sant'Agostino; quel cercare che è in sostanza vivere nello spirito."

Massimo Mila

(dalla nota introduttiva in Siddartha di Hermann Hesse)

giovedì 21 gennaio 2010

AVATAR, recensione "esoterica".

E' ormai una settimana quasi esatta che Avatar di James Cameron ha debuttato sui grandi schermi. Proprio ieri sera è stato il nostro turno per godere di questa “esperienza” tanto attesa (perchè più che di un film si deve parlare di una esperienza per Avatar). Avatar come tutti già sapranno è la storia futuristica di una umanità intenta nel depredare le ricchezze naturali di un pianeta alieno lontano chiamato Pandora, abitato da una popolazione autoctona di indigeni, chiamati Navi. Mentre le forze militari tentano di intimidire la popolazione indigena lascinadosi come ultima possibilità una guerra di sterminio si coltiva il progetto “avatar”. Un corpo in tutto simile a quello di un Navi verrà utilizzato come simulacro per l'infiltrazione di un marine, ormai paralitico, che, guadagnandosi la loro fiducia rivelerà importanti dati strategici alle forze militari per la riuscita conquista di Pandora. Nel cast del film troviamo Sam Worthington (visto recentemente in Terminator Salvation) nel ruolo del protagonista, il marine paralitico Jake Sully, ma anche la sempre affascinante Sigourney Weaver nel ruolo della Dottoressa Grace Augustine a capo della divisione scientifica del progetto Avatar, oltre che il talentuoso Giovanni Ribisi(nel ruolo del sovraintendente della missione su Pandora) la bella Michelle Rodriguez e Stephen Lang nel ruolo del colonnello di ferro. Abbiamo detto che Avatar in qualche modo è più di un film, è un esperienza e non ci pare scontato o esagerato affermarlo. Non è solo per le innovative tecniche di ripresa, per il perfetto amalgama tra attori in carne ed ossa e creature digitali o per la visione in 3D. C'è dell'altro. A nostro parere Avatar ha come due piani di lettura, uno exoterico ed uno esoterico. L'exoterico, cioè quello rivelato e capibile da tutti è naturalmente la chiave di lettura “ambientalista”. L'umanità moderna, avara e cinica mira a depredare una bellezza naturale per il solo scopo di fare soldi. Come è stato in passato per i nativi americani e per tante altre popolazioni “indigene” ora il brutale genocidio sta per ripetersi. Gli alieni indigeni non sono che un allegoria fantascientifica dei pellerossa, o chi per loro, e gli invasori umani siamo noi, è il corporativismo capitalistico (da notare la frase del protagonista che ad un certo punto del film dice: “dovremmo distruggere questo posto per portare loro la light beer e i blue jeans?A loro non interessa niente di tutto questo, non c'è niente che possiamo dargli”) a cui nulla interessa del disboscamento, del buco nell'ozono, dell'effetto sera delle razze in estinzione e del surriscaldamento globale. E' il mondo attuale che all'ecologia preferisce il soldo senza farsi scrupoli. Gli indigeni autoctoni in questo senso non sono che l'impedimento, la barbarie che la civiltà del consumo deve spazzare via come un ricettacolo di logore superstizioni.
L'altro piano, che noi chiameremmo esoterico, cioè con i connotati di un lato più “nascosto” che in pochi possono cogliere, è quello della lettura mistico-spirituale del film. Quanto stiamo per dire non è banale sincretismo e nemmeno l'applicazione del “metodo tradizionale”, sono solamente semplici parole in libertà. Avatar come termine non è una scelta a caso, poiché deriva dal sanscrito “avatara” che significa “disceso” e rappresenterebbe l'incarnazione di un Deva, una divinità che rappresenta un aspetto dell'Essere Universale, nell'induismo. Non a caso le divinità Indù sono rappresentate con la pelle blu, proprio come i Navi. L'idea dell'uomo che da paralitico quasi risorge in un corpo nuovo e glorioso sembra richiamare l'idea di una trasfigurazione, oseremmo quasi dire di una Resurrezione che però qui appare sempre in una qualche forma condizionata. L'idea però del calarsi in questa figura simulacro dell'avatar nello stato di incoscienza richiama alla dimensione del sogno al punto che, il protagonista del film pare non distinguere più il sogno dalla realtà (preferendogli nettamente il sogno). Questo richiama la storia della farfalla del taoista Chuang Tsu, dove egli stesso sogna di essere una farfalla ma quando ritorna allo stato di veglia non sembra più distinguere se sia l'uomo a credersi farfalla o la farfalla sognare d'esser uomo (sottolineando i diversi e sfumati gradi di “realtà”). Non a caso gli umani che entrano negli avatar, vengono chiamati dai Navi con l'appellativo di "cammina nei sogni". Inoltre l'idea base alla creazione di questa civiltà autoctona indigena, oltre che all'exoterica polemica verso la “civilizzazione moderna”, richiama direttamente a popolazioni tribali quali i pellerossa, gli aztechi o i maya, fondate cioè su una base spirituale regolata in sintonia di una qualche tradizione trascendente, (cioè concernente il sacro). In particolare l'idea bellissima della connessione degli esseri viventi biologici con la Madre Terra, rappresentata dall'immagine dell'albero della vita, oltre che richiamare all'exoterico messaggio ambientalista, rappresenta un'idea di divino, chiamato Eyowa. Un divino che rimane in una certa misura immanente, ma che per certi versi potrebbe richiamare ad una idea del mondo taoista di immanenza-trascendente. La presenza inoltre di momenti di preghiera collettiva rimandano ancora ad una idea di religiosità molto ben distinta. Tutto il percorso dell'avatar nel divenire guerriero è la chiara narrazione di un percorso Iniziatico. Percorso che si concluderà col nuovo inzio del protagonista che qui certo non sveleremo. La strutturazione tribale della società evidenzia inoltre questa vicinanza alla natura oltre che una potenziale strutturazione in caste, tipica delle civiltà tradizionali, che qui in realtà non vediamo chiaramente, presentando solo una èlite guerriera (il cui capo però è in qualche modo uno sciamano). Ed ancora: la dimensione del sacro, del valore, dell'onore e del rispetto, cioè di quei valori in qualche modo assoluti che si contrappongono all'arroganza, alle regole fittizie ed alla tortuosità del mondo d'oggi. Infine questa civiltà bellissima ed incontaminata minacciata da un mondo affarista, pone in antitesi due idee di umanità, tradizionale l'una e moderna l'altra, rimandando chiaramente alla trama di un celebre romanzo di Aldous Huxley (capostipite del movimento hippie): L'isola. In tale romanzo Huxley narra di un'isola incontaminata, un paradiso terrestre fondato su un ideale connubio di scienza ed arte, molto vicino al ramo del Buddhismo di corrente Mahayana. Questa vicinanza ad un ideale di civiltà a sfondo spirituale presenta evidenti analogie col paradiso naturale dei Navi. Non sappiamo se Cameron abbia avuto le idee precise in merito, volendosi accostare in maniera precisa a tali riferimenti, così come non sappiamo se tali riferimenti restino felici combinazioni messe insieme dalla nostra fantasia. Rimane però chiaro che Avatar può essere davvero una esperienza nutriente ed interpretabile tramite diversi gradi di lettura, quello dell'allarmante messaggio ambientalista legato all'attualità e quello più profondo e misterioso del legame con l'antichità, con una visione del mondo che in qualche modo contempla quel divino e quel sacro che il mondo d'oggi si prende la briga di combattere quando perfino non lo ignora. Si afferma così ancora una volta, come, tramite il cinema specchio di una società in cambiamento, Avatar, insieme ad altre saghe cinematografiche come Star Wars e Il Signore degli anelli, rispecchi quella nostalgia che il mondo d'oggi prova, verso un mondo lontano e antico, che non si sa definire se non come indigeno o alieno, ma che noi volentieri definiremmo: Tradizionale.




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2 commenti:

  1. A me Avatar è piaciuto davvero moltissimo, oltre che per gli effetti speciali, anche per la commistione tra messaggio ambientalista e richiami filosofici. Data la mia formazione, il messaggio ambietalista è quello che più mi ha colpito e che ho trovato subito "nelle mie corde". L'idea che il pianeta su cui l'uomo concentra le proprie attenzioni (oggi la Terra, domani Pandora?) venga da lui stesso violentato nella sua natura e nelle popolazioni che la abitano(vegetali, animali o umane che siano) che la abitano è veramente attualissima e rappresenta uno specchio dei tempi che viviamo. L'uomo, perso dietro ad un'idea di progresso ad ogni costo portato all'eccesso, oltraggia i suoi simili e il pianeta che lo ospita, alla ricerca della fonte energetica perfetta e inesauribile (il petrolio, il gas naturale, l'uranio oggi) o il materiale capace di cambiare i consumi energetici del futuro (il metallo superconduttore di Pandora). Nel fare questo non si accorge (o finge di non accorgersi) di causare una doppia distruzione: quella fisica del pianeta con tutte le sue creature (anche gli uomini stessi) e quella morale della sua stessa specie, in una smania di autodistruzione che è l'esatto contrario della natura.
    Dietro questa interpretazione più razionale ed essoterica, mi ha veramente conquistato la scelta di coniugare un messaggio così "profano" come quello ambientalista a uno più profondo e interiore, che mi ha immediatamente richiamato alla mente il pensiero di alcuni filosofi, oltre che le idee alla base di alcune religioni. L'idea cioè che l'uomo e la Natura che lo circonda sono intimamente legati da una forza, uno spirito comune che tutto permea di sè. E' un'idea cara alla filosofia Neoplatonica rinascimentale, che avevo già molto apprezzato all'epoca dei miei studi al liceo. Lo trovo un concetto molto profondo, che non sconfina nel panteismo nè nell'animismo, ma che secondo me esplicita il vero senso Cristiano dell'esistenza: l'uomo è parte di un tutto a cui è intimamente (anche se spesso inconsapevolmente) legato, come parte del superiore Disegno divino. Nella sua libertà di coscienza, l'uomo può scegliere se e come seguire questo disegno, e il recupero di questo contatto più "primordiale" con la natura (l'Eywa di Avatar) può aiutarlo a capire meglio se stesso e ad evitare di cadere in pericolose derive, che essendo contro la Natura, sono anche e prima di tutto contro se stesso!

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  2. Grazie per il commento davvero molto profondo.

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