Definizione


"Dal verbo suchen (cercare) i Tedeschi fanno il participio presente, suchend, e lo usano sostantivato, der Suchende (colui che cerca), per designare quegli uomini che non s'accontentano della superficie delle cose, ma d'ogni aspetto della vita vogliono ragionando andare in fondo, e rendersi conto di se stessi, del mondo, dei rapporti che tra loro e il mondo intercorrono. Quel cercare che è già di per sè un trovare, come disse uno dei più illustri fra questi 'cercatori', e prescisamente sant'Agostino; quel cercare che è in sostanza vivere nello spirito."

Massimo Mila

(dalla nota introduttiva in Siddartha di Hermann Hesse)

venerdì 22 gennaio 2010

Io, loro e Lara, recensione

Carlo Verdone segna con questo film un giro di boia nella sua carriera di attore e regista. E' infatti una sua dichiarazione di apertura che potete leggere qui a farlo intendere. Verdone è stufo di fare i soliti film di satira sociale prendendo in giro i malcostumi della nostra società attraverso i suoi personaggi stereotipi dell'italiano medio. Con Io loro e Lara non ha intenzione di cambiare totalmente registro, restando sempre nell'ambito della commedia, ma di raccontare invece la storia di un personaggio, tutt'altro che caricaturale. La storia è quella di un sacerdote cattolico, Don Carlo (interpretato dallo stesso Verdone) missionario in Africa, che torna a Roma in seguito ad una crisi spirituale dovuta in larga parte alle enormi responsabilità e varietà di ruoli di cui un missionario deve farsi carico e ricoprire. Qui a Roma viene spinto quasi a forza a rifugiarsi in famiglia per fare chiarezza su questo momento di crisi. Chiarezza che non riuscirà a trovare dal momento in cui i suoi famigliari non si dimostreranno quegli intrelocutori di cui avrebbe avuto bisogno. A complicare le cose ci si metterà la bellissima Lara (Laura Chiatti) che porterà ulteriormente scompiglio nella già agitata vita del prete. La cosa che colpisce di più, in tutto il film, è ovviamente la figura del protagonista, un prete cattolico. Dopo anni di interpretazioni comiche (spesso con retrogusto amaro) di stereotipi terribili dell'italiano medio, ecco prendere vita un personaggio nuovo per Verdone, in grado di segnare quel giro di boa di cui parlavamo. Il Don Carlo di Verdone è innanzitutto innovativo perchè lontanissimo dalla figura trita e ritrita del pretino da commedia italiana vecchio stile, lontano insomma da quella caricatura che bene si prestava a fini comici. Don Carlo è una persona a trecentosessanta gradi, innanzitutto un prete contemporaneo, non bigotto, con gusti “moderni” e con tutta quella serie di caratteristiche in grado di renderlo prima un uomo e poi un prete e non viceversa. Appare evidente l'intenzione di Verdone di ridare lustro e dignità ad una figura spesso troppo violentemente vilipesa nella società d'oggi. Con buona pace di coloro che leggono e sono in malafede, il prete oggi, da gran parte della popolazione mondiale non è ben visto. Quando infatti, non è sinonimo di pedofilo, il sacerdote assume l'aspetto di un freddo funzionario del Vaticano e da esso stipendiato, ad ulteriore titolo di demerito. Il sacerdote è così attaccato quasi per la sua connotazione anacronistica, in una società di base fortemente razionalista e materialista che non ha problemi a collocare la fede e la religione, materia vocazionale del prete, nella regione dell'astratto e quasi del non-sense. Il prete di Verdone sconfessa tutta questa idea stereotipata: è un missionario, cattolico va bene, ma con i problemi che possiamo avere noi. Innanzitutto è una persona con le aspirazioni di tutti e che ha bisogno degli altri per chiedere e confrontarsi. E' preoccupato quando deve parlare con un Padre sovraintendente che lo fa sentire a disagio. E' imbarazzato ma non ha problemi ad ammettere palesemente di fronte ad esso che nella missione un solo prete non basta: “più che dell'aiuto divino, gli africani avrebbero più bisogno del soccorso civile”, così infatti dice. E' una figura caratterialmente molto ben scritta ed interpretata che chiarisce senza ombra di dubbio la ricerca che Verdone ha fatto sul personaggio, basandosi non sul sentito dire ma sulla conoscenza diretta di preti contemporanei. Il suo prete infatti fa una vita molto complessa ed articolata, vive un sacco di esperienze e non è “quella persona attempata che si sfrega le mani parlando di pace e serenità” come dice lo stesso protagonista. Descriverlo inoltre in una situazione di perenne conflitto per tutto il film, è in grado di far emergere quella grande umanità di cui abbiamo parlato prima. Una fede che traballa è poi il risultato della sua umanità provata, di fronte alle incredibili difficoltà con cui deve confrontarsi nella missione in Africa senza un adeguato supporto. La morale finale sul personaggio è inoltre interessante, si evidenzia la sua capacità di aiutare gli altri persino nella difficoltà, quando infatti i ruoli si ribaltano e i sani diventano i malati (cioè i privilegiati italiani mostrano meno equilibrio dei poveri africani) mentre Don Carlo non riesce, appunto, a trovare nemmeno un momento per confrontarsi, per aprirsi con i suoi famigliari, ad eccezione di un breve scambio con Lara. Ma tutto questo non è ovviamente un elogio fine a se stesso, alla figura del sacerdote, è anzi un modo per porre domande e spunti di riflessione allo spettatore più o meno velati, che sposandosi con la leggerezza della commedia bilanciano bene l'equilibrio del film tra risate e gusta riflessione. Infatti stiamo sempre parlando di una commedia, ma Verdone non nega, anzi afferma di aver voluto fare un film un po' più serio in grado di far anche riflettere e non solamente di far ridere. Attraversano il film quindi, tematiche complesse come quella del preservativo nelle condizioni limite del continente africano (dilaniato dall'aids). Fortemente ammonito dal Vaticano, è invece quasi sostenuto dalla piccola verve polemica di Don Carlo con il suo sovraintendente cattolico. Quasi un modo per rimarcare, che, una posizione così rigida a riguardo non può che arrivare da chi non fa il missionario ma si occupa di semplice dottrina. Ed ancora: il tema della dignità della persona umana, lo scadere dei costumi occidentali (su cui gioca con retrogusto amaro la sua commedia) e molto altro ancora. Molto altro che vi invitiamo a toccare con mano, come invitiamo anche a ricredervi sull'idea che avete del prete d'oggi, nel caso non andasse oltre quella del freddo funzionario cattolico. I preti che Verdone omaggia con il suo Don Carlo, esistono, non sono fantasia, ma invece il rovesciamento della medaglia di una realtà spesso fin troppo grigia in materia di fede e religione.




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