Definizione


"Dal verbo suchen (cercare) i Tedeschi fanno il participio presente, suchend, e lo usano sostantivato, der Suchende (colui che cerca), per designare quegli uomini che non s'accontentano della superficie delle cose, ma d'ogni aspetto della vita vogliono ragionando andare in fondo, e rendersi conto di se stessi, del mondo, dei rapporti che tra loro e il mondo intercorrono. Quel cercare che è già di per sè un trovare, come disse uno dei più illustri fra questi 'cercatori', e prescisamente sant'Agostino; quel cercare che è in sostanza vivere nello spirito."

Massimo Mila

(dalla nota introduttiva in Siddartha di Hermann Hesse)

domenica 24 gennaio 2010

Robbie Williams, Bodies.

Può sembrare un po' fuori luogo ormai, parlare di una canzone che è uscita da molti mesi, ma noi riteniamo sia interessante provare a farlo lo stesso. La canzone è "Bodies" della nota popstar britannica: Robbie Williams. In qualche modo l'aspetto che vorremmo approfondire è quello spirituale legato alla figura di Gesù Cristo, tema centrale della canzone. E' di per sé già molto raro trovare una canzone “pop” che tratti di religione, in senso di spiritualità autentica, ma ancor di più sentirne una che ad un primo ascolto sembri chiaramente delinearsi come un “inno pop” cristiano. La figura di Cristo è spesso riletta e citata a proprio uso e consumo, dalla discografia moderna, quando persino non osteggiata ed offesa in maniera gratuita. In questa canzone sembrerebbe accadere l'opposto. Williams comincia parlando di Dio: “God gave me the sunshine; then showed me my lifeline” (Dio mi ha dato la luce del sole, mi ha mostrato la mia linea di vita) arrivando a Gesù, invocandolo come Salvatore: “And your Jesus really died for me; Then Jesus really tried for me” (E il tuo Gesù è realmente morto per me, Gesù ci provò veramente per me) chiudendo così la prima strofa. Tutto sembrerebbe solare e positivo, le cose però cominciano a farsi meno chiare nella terza strofa, che poi riprendono il termine che fa da titolo alla canzone : “Bodies in the Bodhi tree, bodies making chemistry, bodies on my family, bodies in the way of me, bodies in the cemetery, and that’s the way it’s gonna be.” E cioè rispettivamente: “Corpi nell’albero di Bodhi, corpi che fanno chimica tra di loro, corpi sulla mia famiglia, corpi nella mia via, corpi nel cimitero, e questo è il modo in cui vanno le cose.” Non si capisce infatti cosa centri l'albero di Bodhi, cioè l'albero sacro della leggenda del Bodhisattva (Siddartha Gautama il Buddha) e questo riferimento apparentemente slegato fra l'idea di Cristo Salvatore e quella dei “corpi”. Potrebbe esserci un richiamo alla passione ed alla carnalità del Dio uomo, ma non ci sembra plausibile senza nessi evidenti. La canzone inoltre dopo l'affermazione del ritornello: “All we’ve ever wanted; is to look good naked; hope that someone can take it” e cioè: “Tutto ciò che abbiamo voluto; è di essere belli quando siamo nudi; sperando che qualcuno possa prenderci.” sembra indugiare su questo aspetto della carnalità misto con l'immanenza e la sessualità. La canzone sembra poi contraddire nel finale la tesi iniziale del Cristo Salvatore: “Jesus didn’t die for you, what do you want? (I want perfection) Jesus didn’t die for you, what are you on? Oh Lord” (Gesù non è morto per te, cosa vuoi? - voglio la perfezione - Gesù non è morto per te, cosa credi? Oh Signore), nuovamente contraddetta quasi a mò di gioco dagli ultimi tre cori: “(Jesus really died for you) Ohh (Jesus really died for you) (Jesus really died for you) Ohh”, rispettivamente: “Gesù morì veramente per te” ripetuto per tre volte. Cosa pensare quindi di tutto ciò, difficile districarsi in tutta questa serie di riferimenti ed affermazioni un po' confuse, specie all'interno di una canzone “leggera” pop. Spulciando un po' in rete, però, abbiamo trovato un interessante analisi teologica (trovata per altro da una fonte di seconda mano, crediamo comunque in buona fede, che potete leggere sul forum ufficiale italiano di Robbie Williams) del brano, svolta da un teologo francese di cui non siamo riusciti a sapere di più se non il nome: Jon, ed il nome del sito su cui fu pubblicata, un sito web di teologia: Freelance Theology. Il teologo Jon sostiene infatti che dietro un apparente affermazione positiva della spiritualità cristiana da parte di Williams (come leggiamo sostanzialmente nella prima strofa) emerga una visione new age/nichilista, caratterizzata da questa ossessione dei “Bodies”, cioè dei corpi, che in qualche modo sono centrali nella vicenda del brano e che chiudono la strofa con i versi: “Bodies in the cemetery, and that’s the way it’s gonna be.”, cioè come abbiamo tradotto: “corpi nel cimitero, e questo è il modo in cui vanno le cose.” Una ossessione di finitezza mortale senza un'altra vita, che sconfessa la salvezza ottenuta per mezzo di Gesù, a cui lui in realtà non crede, poiché per Williams non v'è Resurrezione né salvezza, n'è vita nell'aldilà, in quanto citando il teologo Jon, la popstar vorrebbe nient'altro che dire: “Così, in fondo, finiremo tutti nel cimitero, ed è lì che la storia finisce ”. Il riferimento immanentista/nichilista/new age si può riscontrare secondo il teologo Jon, nel verso: “Praying for the rapture “, in cui Williams, sembra pregare per la fine di tutto, che sommandosi all'idea di un Gesù che non salva, come leggiamo negli ultimi due versi finali cantati dalla popstar, troverebbe il significato di una fine di tutto giustificata da una credenza puramente immanente, priva di una trascendenza. Anche se questa idea del “pregare per l'estasi” che Jon interpreta come fine estatica del mondo, ci sembra francamente un po' tirata per i capelli, la diamo per ora buona rimandando le nostre considerazioni alla fine. E' importante infatti per completare il quadro teologico di analisi, considerare anche gli ultimi tre versi del coro che contraddicono nuovamente la tesi, ora negativa, di Williams. Gesù allora è veramente morto o no per noi secondo la popstar britannica? Sembrerebbe di si, che la sua disperazione venga in qualche modo rovesciata ed invece, guardando il video notiamo un'utleriore smentita. Williams, mentre il coro consuma gli ultimi versi di speranza, velatamente in una inquadratura a figura intera sopra l'ala dell'aereo, che dura pochi secondi, fa ripetutamente di "no" con l'indice della mano, come in un messaggio subliminale che ci direbbe, se ancora ce ne fosse bisogno, che in ultima istanza lui non crede al sacrificio di Gesù per l'umanità tutta. Resterebbe inoltre da considerare l'uso del termine “Bodhi” in riferimento all'albero del Bodhisattva, che troviamo nella terza strofa. Secondo il teologo Jon è una semplice aggiunta a scopo fonetico-musicale di ritornello, più che a scopo semantico-lessicale, per creare una assonanza con la parola “bodies”. La tesi conclusiva del teologo è quindi quella di un Williams fortemente alla ricerca di un qualcosa, che spera di trovare nella fede religiosa. Un qualcosa che non trova, sostenendo così una visione della vita nichilista/materialista, che nega la redenzione o la salvezza. Tuttavia Jon trova interessante l'analisi della canzone dal punto di vista teologico-cristiano, per affacciarsi alle idee in merito del mondo moderno. A nostro modesto parere, ci riteniamo quasi in tutto e per tutto d'accordo con l'analisi del teologo, sollevando alcune riserve sul'interpretazione del singolo verso “Praying for the rapture” intesa come estatica fine che non come semplice estasi (cioè uscita da sé), forse un po' strumentale verso tutto il resto. Riteniamo comunque buona e convincente l'analisi di Jon. A nostro parere Williams è più vicino ad un immanentismo e quindi per forza di cose, estraneo al cristianesimo tradizionale che parla di Resurrezione, salvezza e redenzione. Parlando di Cristo è perciò più vicino ad una reinterpretazione pseudo-gnostica e più concretamente new age della spiritualità cristiana, così come la si può vivere oggi. Le sue idee sono sommariamente confuse ed inoltre l'ambito in cui dobbiamo trovarci a riflettere, cioè quello della musica “pop” commerciale, non facilità il compito interpretativo. Ci mette infatti nel rischio di sospettare di trovarci dinnanzi ad una facile dissacrazione pretestuosa, in realtà mirata a vendere più dischi che ad affermare un'eresia. Aldilà che tutto ciò sia vero o meno, resta il fatto che Williams a nostro parere sembra scrivere un inno cristiano pop, che però ai successivi ascolti diviene in maniera ambigua, decisamente altro.




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