Definizione


"Dal verbo suchen (cercare) i Tedeschi fanno il participio presente, suchend, e lo usano sostantivato, der Suchende (colui che cerca), per designare quegli uomini che non s'accontentano della superficie delle cose, ma d'ogni aspetto della vita vogliono ragionando andare in fondo, e rendersi conto di se stessi, del mondo, dei rapporti che tra loro e il mondo intercorrono. Quel cercare che è già di per sè un trovare, come disse uno dei più illustri fra questi 'cercatori', e prescisamente sant'Agostino; quel cercare che è in sostanza vivere nello spirito."

Massimo Mila

(dalla nota introduttiva in Siddartha di Hermann Hesse)

lunedì 7 febbraio 2011

Qualunquemente, recensione.

Cominciamo col dire una cosa. Qualunquemente non è una commedia ironica e divertente, non è uno sketch comico diluito per due ore, non è un pretesto per vedere Antonio Albanese al cinema.
Qualunquemente è una riflessione socio-politica, caricaturale e grottesca (ma neanche poi tanto) sull'Italia di oggi e sugli italiani. Qualunquemente è una "tragicommedia", ci sentiamo di dire, riuscita, come non se ne vedevano dai tempi di Fantozzi.
La trama è ovviamente ricalcata attorno al personaggio di Cetto La Qualunque. Personaggio che nasce dall'estro comico di Antonio Albanese, proposto per la televisione, nel noto programma satirico “Mai dire” della Gialappas band. Cetto La Qualunque è il candidato sindaco improvvisato e cialtrone delle piccole realtà locali del sud italia, che però incarna sempre di più i(dis)valori di una società e di una classe politica dell'italia tutta, senza confini geografici. Nel personaggio di Cetto La Qualunque, abbiamo l'uomo medio stilizzato della seconda repubblica, che scende in politica per interessi personali. Ovviamente oltre che ai politici ignoranti e cialtroni delle realtà locali, qualsiasi altro riferimento a personaggi politici tutt'ora realmente esistenti, è tutt'altro che casuale.
La grande popolarità del personaggio in televisione, ha fatto sì che si girasse addirittura un film attorno alle sue vicende. La trama “pretesto” di cui abbiamo parlato prima, per il film, è quella di un uomo, Cetto La Qualunque, appena uscito dal carcere per vari reati, fra cui banca rotta fraudolenta, carcere in cui ha scontato una pena di sette anni di reclusione. Cetto, che gestisce in maniera illegale un ristorante più altre attività (un lido balneare edificato senza permessi su un rudere storico) decide di scendere in politica, candidandosi come sindaco nel suo comune “Marina di sopra”, spinto dai suoi amici conterranei che vedono in lui, l'antagonista ideale del corretto e per bene candidato oppositore De Santis. La Qualunque è ovviamente quello che può fare gli interessi, di chi, come loro, persegue una vita di benessere e sotterfugi tramite l'illegalità. De Santis quindi sarà costretto a confrontarsi politicamente con Cetto La Qualunque, il quale, disposto a fare di tutto pur di vincere, si lancerà in una gara di sopprusi e nefandezze per schiacciare l'avversario. Volgarità e nefandezze legate apertamente
all'ambito mafioso e criminale. La cosa che colpisce fin da subito è il tremendo sarcasmo che attraversa il film. Cetto La Qualunque è un personaggio insopportabile, talmente è sconfinata la sua volgarità, imbecillità, tracotanza e scorrettezza. Nonostante tutto è una persona di “successo” nella sua terra. I suoi amici, gli amici del bar dello sport, sono lo specchio di un italia, volgare e cialtrona che non paga le tasse, non si comporta eticamente e tende semplicemente ad allearsi col più forte (in questo caso Cetto) per perseguire il proprio interesse. Il film diventa così, da semplice sketch comico, una lucida e cinica commedia fatta di humor nero, stemperato dai toni grotteschi di fantozziana memoria, che però ci riportano al sorriso amaro di chi prima ride e poi si ricorda che si parla di una realtà esistente che ci tocca da vicino. Senza svelare il finale, è comunque palese fin dall'inizio come la vittoria di La Qualunque sia scontata, proprio perchè il percorso di critica alla società e di demolizione dell'uomo comune, iniziato con Fantozzi, nella figura del medio-borghese impiegato cui tutti mettono i piedi in testa, termina ci viene da dire con Cetto La Qualunque, ma ribaltando i ruoli. Se in Fantozzi appunto, è il protagonista ad essere schiacciato da un sistema conformistico e tremendo, qui è il sistema impersonato da La Qualunque a diventare protagonista, pronto a schiacciare inesorabilmente l'avversario “fantozziano”, che però è privo di tratti grotteschi, presentandosi solamente come un uomo onesto e solo, che non può ovviamente trovare spazio nella società cafona e criminale di oggi. La cosa che appunto sconvolge e fa riflettere sia come in fondo, nessuno osi mai, o ritenga opportuno e sensato, opporsi a Cetto, eccetto il suo avversario politico.
Albanese mostra di aver azzeccato il personaggio della carriera e mostra la sua bravura attoriale, nel rendere la pesantezza di un personaggio cialtrone e criminale, senza rendercelo pesante dal punto di vista narrativo. La sua cura inoltre per la “fonetica” del personaggio in cui il linguaggio volutamente storpiato e gutturale di certe espressioni, crea una musicalità originale, che insieme alla ricerca linguistica del nome per indicare un tipo “Qualunque” (col doppio significato di Cettola Qualunque e Cetto come nome, con cognome La Qualunque), rendono visibile e palese la grande qualità del lavoro attoriale ed artistico per creare un simbolo della socio-politca di oggi.

Vorremmo infine dedicare un paio di riflessioni che il personaggio di Cetto La Qualunque ci spinge a fare sulla nostra realtà(non solo italiana) e sui tempi che stiamo vivendo. Non è ovviamente casuale che al giorno d'oggi il tipo “Qualunque”, sia sempre più frequente, portandosi dietro tutta quella sequela di critiche e riflessioni sul decadimento etico e e sui disvalori con cui la società italiana si trova a confrontarsi ogni giorno. E'a nostro modesto parere,da segnalare questa cosa, non solo a livello sociale italiano, ma a livello planetario. Senza voler assumere toni apocalittici o catastrofisti, è nella nostra visione del mondo e della realtà che la storia umana proceda secondo quella che diverse culture hanno profetato come “Dottrina delle quattro età”, cioè età attraverso le quali si sarebbe dipanata una metafisica della storia umana, portando l'umanità in un ciclo cosmico di allontanamento ed infine riavvicinamento dalla dimensione divina da cui l'uomo proviene ed è comunque attratto. I principali riferimenti a riguardo sono nelle sacre scritture induiste e vediche sia in quelle greche antiche, nella figura del poeta Esiodo, ed in particolar modo nella sua opera: “Le opere e i giorni”. In particolare troviamo un riferimento a questo anche nel mito del Ragnarök norenno, inteso come oscuramento del divino in riferimento ad una particolare età dell'uomo.
Le quattro età che quindi simboleggiano le qualità spirituali dell'uomo presentate nei vari periodi, assumono la veste di metalli sempre meno pregiati, partendo dall'oro per arrivare al ferro. La nostra età, appunto quella del “ferro” è l'ultima prima della rinascita (che secondo molti potrebbe essere un anticipazione di ciò che avverrà nel 2012, forse tramite cataclismi che segneranno la fine di un'età e l'inizio di un altra) spirituale dell'uomo, e quindi conseguentemente la più buia. Non è perciò un caso che i disvalori etici della nostra società procedano di pari passo con un allontanamento dall'elemento divino sempre più schiacciato dal materialismo-progressista imperante. Materialismo-progressista che pur tuttavia comincia ad essere messo in discussione dentro al cuore dell'uomo da coloro che per se stessi e per le prossime generazioni sognano altro. A questo riferimento, cioè la critica alla società progressista-illuminista, consigliamo la lettura di un interessante saggio riflessivo di Massimo Fini,“La Ragione aveva torto?”edito da Marsilio.
Ed è quindi in una realtà simile, quale la nostra, dando per scontate le premesse di cui sopra, che un personaggio “Qualunque” come quello del comico Antonio Albanese, può diventare simbolo di quel tipo qualunque che esprime perfettamente il decadimento dell'essere umano, in tutta la sua bassezza.
C'è qualcosa di profondamente insano e sbagliato nel suo modo di essere, nel salire degli scalini con la prepotenza di un “hammer” che ci fanno ricordare come la volgarità e l'essere cafoni, non siano altro che conseguenze di un imbarbarimento culturale e spirituale a cui siamo soggetti, contemplando un unico mondo di piaceri terreni, privi di consapevolezze e disegni più ampi per quello che riguarda il destino dell'uomo. Julius Evola in particolare ne: “L'arco e la clava” analizzava bene questa tendenza comune alla volgarità, sempre più frequente ed in grado di sostituirsi alla vecchia usanza di voler imitare, (almeno fino all'ottocento) le classi aristocratiche superiori, nei modi e nelle usanze, sia pure goffamente, anziché come oggi, provare il desiderio, maledettamente normale, di provare un piacere direttamente proporzionale al livello di "abbassamento". A riguardo consigliamo la lettura del capitolo “Il gusto della volgarità” espressione che sintetizza perfettamente il concetto, da la raccolta di saggi: “L'arco e la clava” edito da Mediterranee. Questa volgarità vista quindi come manifestazione del decadimento spirituale a cui è giunto l'uomo nel Kali Yuga o Età del Ferro, cioè il preciso momento vissuto da noi oggi, ci pare la perfetta equazione di Qualunquemente, film che impersonifica in chiave cinico-grottesca questa tendenza comune, trasformandola in un simbolo ben riconoscibile e tutt'altro che da ignorare.
In conclusione vorremmo chiudere con una citazione del celebre studioso di religioni comparate Frithjof Schuon, direttamente dal suo libro: “Il sole piumato”. Il pensiero è il seguente:

L'autore di queste righe non è un indiano, ma ha assistito a due Danze del Sole nell'interno della Loggia sacra, digiunanado il secondo giorno con gli indiani. E' stato adottato dalla tribù dei Sioux e ha ricevuto il nome di Bright Star” (Wichapi Wiyakpa). Conosce bene certe tradizioni sacre d'Asia e accetta ogni religione vera e tradizionale, però appunto per tale ragione sa che la civiltà moderna dei Bianchi è un errore, e non ha niente a che fare col Cristianesimo; Questa civiltà è deviata e innaturale è contraria non solo al Cristianesimo, ma anche a ogni vera religone. Chi scrive sa che il mondo attuale finirà, in un futuro non lontano. Egli pensa che nulla di quanto è realmente spirituale debba essere perduto. Dobbiamo aggrapparci al Santo Nome di Dio e confidare in esso, quale che sia la sua forma tradizionale. Non si dimentichi mai che la religione è discernimento tra l'Eterno e l'effimero, e unione con l'Eterno. In altri termini, religione è fondamentalmente discernimento e concentrazione; separazione dal male, che è illusione, e unione col Sommo Bene, che è Verità e Realtà eterna”.




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